La memoria è uno dei domini cognitivi più importanti per l’essere umano. Immagina cosa accadrebbe se non avessimo questa capacità ! Non avremmo storie da raccontare e con esse una identità personale. Non riusciremmo ad apprendere procedure e pianificare comportamenti ed andremmo ogni volta per tentativi ed errori anche nei comportamenti più abituali come lavarsi i denti. Perderemmo la peculiarità dell’apprendimento in ogni sua forma e saremmo un sistema ad elevato consumo energetico visto che non riusciremmo a trattenere informazioni e selezionarle in base alla loro frequenza di ripetizione. Nella memoria sono contenuti fatti che si legano ad emozioni e generano ricordi. A volte questi ricordi possono essere non del tutto piacevoli e magari riaffacciarsi di continuo in un processo di recupero spontaneo e involontario. Se è importante quindi avere la memoria di un elefante per essere efficaci, di contro, in alcuni casi, sembrerebbe necessario DIMENTICARE per vivere meglio.
Ogni volta che ricordiamo un evento questo diventa più sensibile ad essere modificato tanto da poterlo riconsolidare in un modo diverso e quindi estinguerlo nella sua natura originaria. Oggi in letteratura scientifica è ben noto il fatto che il sistema noradrenergico, o sistema degli ormoni dello stress, veicoli la memoria sia in termini di apprendimento che di indebolimento di tracce mnestiche. Quindi come poter DIMENTICARE qualcosa che ci disturba? Come favorire l’oblio?
Rammentiamo l’evento da dimenticare e sottoponiamoci ad un piccolo stress, se positivo meglio! Questa sembra essere la ricetta che i ricercatori in ambito di memoria ci danno per dimenticare. È stato infatti dimostrato che la somministrazione degli ormoni dello stress (glucocorticoidi) dopo il recupero di una traccia mnestica la compromette alterando l’accoppiamento di proteine che la caratterizzano a livello centrale. Basta anche semplicemente la visione di un filmato impattante a livello emotivo o il sottoporsi ad esercizio fisico ad alta intensità ad indebolire un ricordo dopo averlo richiamato.
Sempre dal mondo della scienza vengono altre evidenze che danno vita a nuove tecniche per dimenticare. Innanzitutto richiama l’evento, passa in rassegna i dettagli che lo compongono, rivivi le emozioni ad esso legate e poi prova a modificalo semplicemente sostituendo le sensazioni che si legano ad esso con le loro opposte. Alcuni studi ci dicono che, se le informazioni su un ricordo interferiscono con altre simili ma diverse, questo viene recuperato con difficoltà cadendo nell’oblio. Per intenderci, se cambiamo i pezzi di un puzzle, il puzzle cambia! Per esempio, se abbiamo un ricordo spiacevole e questo in memoria si associa ad una sensazione di calore, mettiamoci nella condizione di percepire freddo al momento del recupero. Questa nuova informazione sensoriale interferirà coi dati della traccia mnestica iniziale modificando l’integrazione di tutte le informazioni che la definiscono cambiando così essa stessa.
Per essere longevi non è importante quindi soltanto potenziare la nostra memoria ma anche lasciar cadere nell’oblio ricordi che ci ancorano, impedendo un salutare processo evolutivo.
BeLONGEVITY nasce per aiutare concretamente tutti a conoscere ed applicare queste straordinarie informazioni della scienza.
Antypa D et al. Cortisol suppression after memory reactivation impairs subsequent memory performance. Psychoneuroendocrinology, 2019, DOI: 10.1016/j.psyneuen.2019.03.035
Het S et al. A meta-analytic review of the effects of acute cortisol administration on human memory. Psychoneuroendocrinology, 2005, DOI: 10.1016/j.psyneuen.2005.03.005
Kluge A. et al. Intentional Forgetfulness in Organizations: The Importance of Eliminating Recovery Signs to Implement New Routines. Psychologist of the Front, 2018, DOI: 10.3389/fpsyg.2018.00051
Miller R. Memory Failures and the Fate of Forgotten Memories, Neurobiol Learn Mem, 2021, DOI: 10.1016/j.nlm.2021.107426
Orlandi IR. Behavioral labeling underpins memory reconsolidation. Proc Natl Acad Ski USA, 2020, DOI: 10.1073/pnas.2009517117
Soeter M et al. Stimulation of the noradrenergic system during memory formation impairs extinction learning but not the disruption of reconsolidation. Neuropsycopharmacology, 2012, DOI: 10.1038/npp.2011.307
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